L’UOMO SENZA BOCCA
Seduto su una sedia di legno posta in un angolo buio di una stanza, cercavo di ricordarmi gli ultimi avvenimenti della mia vita. La camera non era famigliare, non la riconoscevo era fredda e umida, con pareti spoglie e una piccola finestra senza maniglie.
Con un nodo in gola e una tristezza rassegnata, ero assorto da molti pensieri che si ripetevano in modo continuo e disordinato ; – Ma come sono arrivato fino a questo punto, chi mi ha portato qui, dove ho sbagliato e sopratutto, perchè?
Uno dei giorni più brutti della mia vita purtroppo era arrivato. Dopo un salto nel tempo in cui non sapevo cosa era successo, mi sentivo prigioniero di una fredda paralisi mentale.
Il lavoro ,la famiglia, gli amici tutto era diventato un peso insostenibile, mi mancava respiro e come se non riuscissi più fare niente in quanto annientato da tutto. Mi ricordavo solo un forte amore, per un figlio dolcissimo.
Le fasi di depressione o di auto distruzione non le avevo nemmeno sentite. Non provavo più i sentimenti di solitudine, disperazione, rabbia, paura e non riuscivo a descriverli.
Navigavo nella mia mente alla cieca, senza meta ne amore, la fonte principale della mia vita non esisteva più. Ma perchè non c’era più? Io non mi riconoscevo, non ero più io, ma perchè mi ero trasformato in un essere privo di vita, pur essendo conscio di vivere ?
Le dita delle mani passavano più volte in modo osessivo su i miei capelli e sulla mia barba lunga. Forse un gesto auto protettivo,acquisito dall’infanzia, accarezzarsi per ricevere protezione. Sudavo spesso, e il vestito che indossavo sapeva di sporco e di vecchio. Di notte i miei sogni si interrompevano da un rumore metallico. Sogni incredibili, al di là del nulla o della propria vita vissuta. Un salto di dimensione surreale, tale che al risveglio, mi faceva ansimare e tremare; Iniziavo a sedermi sul letto poi a camminare nella stanza piccola ma dal soffitto alto. Durante il giorno, i sogni si ripresentavano come una proiezione nei miei occhi.
Quella sera pioveva forte, e nella casa in cui ero, non era difficile uscire senza permesso. Diventavo ombra nel buio e non lasciavo segni di me, forse perchè ero così trasparente che nessuno si accorgeva più di me.
Mi diressi nel giardino della grande casa, che aveva una maestosa fontana stile Vittoriano, mi sedetti sul bordo, lasciandomi accarezzare dalla pioggia fredda. Ascoltavo il suo rumore, leggero e rilassante come una musica che ti emoziona fino a piangere. Poi mi lasciavo cadere indietro dentro la fontana, forse per cercare ciò che avevo perso.
Sotto l’acqua riuscivo a respirare e sentivo un senso di pace mai sentito prima. Vidi improvvisamente due luci che mi accecarono, mentre due braccia villose mi tirarono su con forza. Senza dirmi nulla mi trascinarono nella mia stanza chiudendola a chiave.
Avevo freddo, tanto freddo, non avevo vestiti da cambiarmi, il materasso era spoglio e pieno di polvere. Mi rifugiai nel mio angolo seduto in terra, tremavo e piangevo senza capire il perchè fossi li.
L’indomani entrò un uomo sulla settantina, con due baffi incurvati verso il mento e un cappello in testa. Le sue labbra non si vedevano, tanto che lo chiamai “l’uomo senza bocca”.
Mi chiese se l’esperienza di ieri sera mi era servita a qualcosa. Gli risposi di no, ma lo avevo fatto per sentirmi meglio.
–Dove sono, gli domandai; -Da nessuna parte, sei in un posto senza tempo, non c’è nessuna ora, mese o anno, solo il giorno e la notte, primavera e inverno che si alternano quando vogliono;
- Chi sono, e perchè mi trovo qui ?;
-Tu sei quello che ha perso tutto, anche la sua strada, ma la tua anima è gelosamente racchiusa in te. Dopo una pausa di silenzio continuò ; – Sei arrivato tu in questo posto, e io sono qui per aiutarti, parlami di te cosa ti ricordi?
- Non so, non mi ricordo bene, attraversavo un periodo difficile, vedevo la gente diversamente, più cattiva e aggressiva, pronta a farmi e a farsi del male, per qualsiasi ragione. Omicidi senza senso, stupri e violenze su donne ,uomini e animali. Politici che si arricchivano a spese della popolazione, era come un cancro che distruggeva il mondo.
-Ah si, purtroppo è così, e tu non sei riuscito più a resistere a questo cambiamento, a diventare uno di loro?- Sei scappato, o ti sei spento?
Rimasi in silenzio non sapevo rispondere, ma ricominciai a parlare balbettando; – Io davo amore, lo dimostravo in ogni mia azione, ma non ne ricevevo in cambio. Disperato lo elemosinavo, ma sbagliavo. Amici che morivano di malattie incurabili, assistevo impotente all’ aumento della mortilità per tumori e infarti . Ma nessuno faceva niente. Anzi I governi aumentavano le cause note dell’insorgenza, ” l’inquinamento, il cibo, i farmaci”.
Cercavo di scappare, non di resistere, mentre intorno a me tutto si contorceva. Si spendevano più soldi per andare su un pianeta lontano e polveroso, che per sconfiggere i problemi che distruggevano la vita di tutti gli esseri viventi e del pianeta stesso.
- E anni fa come andava la tua vita, era sempre così drammatica ? Mi chiese l’uomo senza bocca:
-
“Alcuni anni prima: La vita era difficile, ma la voglia di lavorare per la propria famiglia era gratificante. Amare una donna meravigliosa che mi donava tutto ciò che un uomo potesse desiderare, comprensione, complicità, affetto, dolcezza, era bellissimo”.
Poi iniziò un periodo scuro della mia vita; – Pochi giorni prima di morire mio padre mi disse che dovevo prepararmi a una lunga e difficile guerra di sopravvivenza e che dovevo proteggere mia madre i figli e il mio futuro.
- Quindi le tue difficoltà sono iniziate dopo la morte di tuo padre?; – Si, penso di si, mi ero perso, ma mi ripresi dopo un anno di sofferenze. Diedi protezione e amore a tutti i miei cari, ma solo uno mi amava veramente e mi capiva, mio figlio.
Improvvisamente in modo vivace chiesi;- Mio Figlio dove è, come sta? Chi sono io?
L’uomo senza bocca, mi guardò, poi si alzò dalla sedia e si diresse verso la finestra. – Non lo so, tu sei venuto qui con altre 19 persone che sono come te, soffrono come te. Come avete saputo di questo posto, ricorda qualcosa ?
–So che abbiamo viaggiato per tanto tempo e abbiamo visto la pietà di Dio che ci indicava la strada, poi non ricordo più nulla.
– Si di strada ne avete fatta molta, eravate stremati e affamati, uno dopo l’altro siete caduti e svenuti. Vi abbiamo soccorso noi e portato fino a qui. Questo è un posto senza nome e senza tempo come le dicevo, qui si può solo arrivare, ma non partire.
Mi gelai l’ultimo goccio di sangue che mi era rimasto. Allora ero morto, o ero in una dimensione diversa dalla realtà. Un sogno lungo, ma reale.
–“Cosa debbo fare; Io,io”. Continuavo a balbettare e iniziai a piangere ; – Devi capire chi sei, poi ci rivedremo.
Si girò ed usci dalla porta senza chiudere a chiave. Pensai che volesse che uscissi per poter rispondere alla sua domanda, e così feci, mi incamminai a piedi nudi verso il bosco alla ricerca di qualcosa. Il panorama era incontaminato, montagne e boschi con i mille colori autunnali e invernali mescolati insieme.
Mi fermai in un posto a meditare vicino a una statua scolpita della Madonna. Ripensavo alle parole dell’uomo senza bocca, ” qui si arriva ma non si parte più”. Come potevo capire cosa ero, e perchè me ne ero andato via da tutti. Non sapevo darmi una risposta.
Ritornando verso la grande casa incontrai una persona che non sapevo chi fosse. Ci guardammo a lungo e mi chiese chi fossi, e io come lui, gli domandai la stessa cosa. La risposta era unica ,”non so“, forse era uno dei 19 che era in viaggio con me, ma anche a questa domanda nessuna risposta.
Era ormai buio, entrai in camera e mi sdraiai sfinito sul polveroso materasso addormentandomi profondamente.
Alle prime luci :
- ” Signor nessuno, nessuno, svegliati !” Scuotendomi una persona mi svegliò, è ora di sapere! Mi alzai con il cuore in gola e vidi seduto davanti a me l’uomo senza bocca, serio e impassibile.
-Dormito bene?
–Ma non saprei mi sento stanco e confuso.
-Ha capito qualcosa nel suo giro? –“No, francamente no, sono solo spaventato e disperato.
-Ora ci penso io a farle capire, vuole un bicchiere d’acqua? –” Si grazie”;
-Mi guardò a lungo negli occhi e mi disse: tu sei qui perchè da dove vieni sei in “Coma”, per un grave Ictus cerebrale. Al tuo fianco c’è tuo figlio che è disperato, tua figlia è a casa con tua moglie, che stanno preparando il tuo funerale. Ti sei ammalato perchè eri troppo stressato e lavoravi dalla mattina alla sera senza avere più soddisfazioni dalla vita ma solo umiliazioni.
- Ora ti porto nel bosco, vieni con me e seguimi. Percorremmo una strada lunga e tortuosa in mezzo a una fitta boscaglia.
-Vedi tutti questi alberi? Sono vivi ma erano come tu sei ora. Ti ricordi di quella persona che hai incontrato qui prima del giorno ? E’ qui ora, ha deciso che non riusciva più a vivere, dopo che gli ho detto chi era e di che cosa soffriva.
Guardai in basso e vidi l’uomo che si trasformava sotto i miei occhi :
-Allora anche io mi fermo qui? L’uomo senza bocca diventò rosso, e mi disse; – non è detto, tu hai voglia di resistere e te la senti di ricominciare da capo, lottare contro la malattia con una grave invalidità, e la cattiveria delle persone per restare ancora con i tuoi cari?- Ricordati Non devi avere mai Paura!
Senza esitare risposi-Si certo, voglio rivedere mio figlio, lo voglio abbracciare e stare con la mia famiglia ancora.
-Come ti ho detto da qui non si riparte, ma non ti ho detto che si può ricuperare il tempo perso, che sulla terra è fondamentale. Ci rivedremo qui quando sarà il tuo momento per essere parte del bosco. Forse ti ricorderai di me e racconterai questa storia in sogno a tuo figlio. Toccandomi su una spalla disse – Arrivederci, Nessuno!
In quel momento mi spensi, e non so per quanto. Mi risvegliai in un letto di una rianimazione con mio figlio che mi accarezzava dolcemente la fronte e i capelli.
“Rimasi emiplegico e senza parola per un anno, poi ripresi a camminare, vidi i miei figli laurearsi e sposarsi.” Dopo dieci anni un infarto mi riportò, dall’uomo senza bocca che mi abbracciò e salutò per ultima volta con le sembianze umane. Mi disse: -Qui pianterò tutta la tua famiglia ora potrai stare vicino a tuo padre e a tua madre. Grazie per non aver mollato e combattuto quando non riuscivi più a farcela, sei e resterai un esempio: nella vita bisogna sempre combattere, nonostante si sappia di aver perso .
Cordialità Euferr.
” Da una storia vera raccontata dopo un post coma definito irreversibile, e confermato dal figlio in un sogno dopo 17 anni dalla morte del padre.”
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Devi accedere per postare un commento.