BOLOGNA INVERNO 1945

foto guerra bologna 1

Durante la seconda guerra mondiale a Bologna, c’era un ragazzino che per aiutare a portare cibo a casa era disposto a tutto. Rigorosamente dopo la scuola, (quando era aperta tra bombardamenti e fucilazioni) cercava di aiutare in casa, senza però risolvere i problemi reali.  Renato aveva uno  vecchio zio, che in quel momento gli faceva anche da padre, perché come tutti i suoi coetanei,  il suo, era impegnato al fronte con gli alleati. Questo Zio si chiamava Michele,  fattore di molte aziende di agricoltura di Bologna, ormai malato e alla fine della sua carriera, il quale capì la frenesia del nipote e pensò come aiutarlo. La famiglia era formata inoltre anche da una vecchia zia da parte di Madre.

Michele IMG_4556 che conosceva molti personaggi Bolognesi, chiese a un artigiano locale produttore di fiammiferi, se Renato poteva aiutarlo con piccoli lavori, per portare a casa qualche spicciolo, sia per il pane che per le medicine che servivano alla vecchia zia e a lui.

Per la produzione dei fiammiferi l’artigiano si rifiutò,  era troppo pericoloso, ma per venderli  non si oppose. Occorrevano però, doti particolari una tra tutte, il coraggio di girare per tutta la città con i pericoli di una assedio militare nemico, gli attentati, le fucilazioni e i bombardamenti degli alleati. Renato, con la sua sicurezza e umiltà, conquistò la fiducia del signor Gotti titolare dell’impresa, che molto gentilmente gli insegnò come comportarsi nella vendita. -” I Bolognesi avevano un prezzo fisso scontato; -” I Tedeschi se volevano offrire pochi spiccioli, si accettava e si ringraziava nella loro lingua, oppure se non volevano pagare, dovevano semplicemente abbassare lo sguardo e salutare andandosene senza voltargli la schiena,  soprattutto agli ufficiali.”

Bologna si era opposta alla Repubblica di Salò e ai Nazisti,  per questo era una città molto pericolosa per chi ci abitava o transitava. Ma sopratutto dopo il 7 Novembre del 1944  i Nazisti erano in grande difficoltà dopo aver perso la zona di Porta Lame, con un pesante bilancio di perdite da ambo i fronti, e l’avanzata dei Partigiani.

 

 

IMG_4551Renato iniziò a 10 anni esattamente nel Gennaio 1945 a vendere i fiammiferi, con il cuore in gola, pronto a scappare in una Bologna irriconoscibile per la devastazione dei bombardamenti, e le improvvise sparatorie, chiudendosi quando si poteva dentro un portone di un palazzo o in uno dei rifugi per i bombardamenti se era in zona. Quante volte cadde con la scatola di legno che era appesa al suo collo e perdeva le scatoline dei fiammiferi.  Alla sera la sua  mamma gli curava, tra i vari allarmi bombardamento, le ferite sul petto,  per lo sfregamento della scatola, o nei piedi,  per i buchi nelle scarpe, dove entravano pezzi di cemento o vetro. Ma lui era felice,  perché vedeva il pane o la carne sulla tavola , e gli zii si potevano curare.

Rifugi-bo– Sai mamma  diceva, con orgoglio “anche oggi è passata bene”, – Hai notizie di Papà? – No caro, non sappiamo niente. L’ultima lettera veniva da Rimini sulla “linea Gotica”, poi non so se verrà qui nelle nostre colline.

Gli alleati infatti stavano conquistando sempre più territori, e la Linea Gotica ideata  dal Feldmaresciallo Albert Kesselring, si era aperta in più punti,  permettendo l’avanzata delle truppe alleate verso nord.Bundesarchiv_Bild_183-R93434,_Albert_Kesselring

 

 

In una mattina buia e piovosa di Febbraio, Renato si recò a scuola ma la trovò chiusa e saccheggiata. Andò direttamente dal signor Gotti per vedere se poteva andare a vendere dei fiammiferi. Il Gotti, non era molto d’accordo, e sbuffando un’po’, si raccomandò di ritornare a casa o di scappare in caso di pericolo. Uscirono in tre, da quel lugubre  garage, pieno di muffa e polvere, e con  un intenso odore di zolfo. Renato si diresse in via San Vitale, verso le Due Torri, mentre i suoi compagni si diressero uno in strada Maggiore, e l’altro in via Santo Stefano.  Bologna si sa è la città dei Portici e quando si vedeva un potenziale acquirente si attraversava da un portico all’altro.

 

 

   E proprio lì,  mentre attraversava la via, iniziò a cambiare la vita di Renato..

 

Improvvisamente si alzò il vento, udì il caricare d’armi davanti e dietro di lui. Si girò in fretta vide almeno cinque tedeschi in mira pronti a sparare, difronte a lui stava arrivando una camionetta delle SS “schutz Staffeln” ad alta velocità. Dalla parte opposta della strada una ventina di partigiani armati pronti a far fuoco.

tedesco che spara

In un attimo,  gli si fermò il cuore aveva solo 10 anni si buttò a terra, si mise le mani sulle orecchie e chiuse gli occhi, solo una frase udì,   Actung ! Auf das Kinder!

Poi l’inferno, interminabile, indescrivibile. Sentiva le pallottole sfiorargli la testa e le gambe. Un braccio venne appena graffiato da una pallottola. In quel momento vedeva solo sua madre e suo padre, mentre il suo viso era spinto con tutte le sue forze tra una pozzanghera e pezzi di porfido scheggiati.

 

Quando  finirono gli spari rimase immobile per un ora. Fermo senza fiatare, sentiva solo il rumore della pioggia incessante su di lui e odore di morte. Nessuno andò da lui, i tedeschi morirono tutti nel conflitto, i partigiani rimasti in vita scapparono via.  Una cosa ricordò, prima della sparatoria l’ultimo a interessarsi del ragazzo con i fiammiferi fu un soldato Tedesco, gridando attenzione al bambino!

Prese coraggio, tremando dal freddo e bagnato completamente si alzò e si guardò intorno, vide tanto sangue e molti morti sia sotto i portici che per strada. Anche la camionetta tedesca era ferma con i fari accesi e i tergicristalli funzionanti. Raccolse i fiammiferi bagnati e ricompose la scatola, tornando a casa tra lacrime di paura e gioia perché era ancora vivo. Non sapeva chi ringraziare di essere ancora vivo,  e come dirlo a casa, per la paura di perdere il lavoro.

Questa era Bologna del 1945, teatro di battaglie feroci e continui bombardamenti, fame, freddo, malattie e morte, aspettando che “quel giorno” arrivasse. Questi erano i ragazzi di Bologna del 1945.

Quel giorno se Renato moriva, non sarebbe diventato un bravo medico, ne un buon padre di famiglia, e non ci sarei io ora a ricordarlo. Ciao Renato, sei sempre stato un esempio di coraggio, forza e umiltà per tutti noi. Da quel giorno ti sei sempre rialzato tutte le volte che la vita ti ha buttato giù. Che tu possa essere un esempio di vita per tutti. Ora anche i tuoi nipoti lo sanno.

foto guerra bologna

bologna palazzo del comune

La mattina del 21 aprile 1945, in una Bologna ormai distrutta e abbandonata dai tedeschi, entrarono in città con  il giubilo della popolazione i soldati del 2º Corpo Polacco dell’VIII armata Britannica, i reparti avanzati della 91ª e 34ª divisione USA, avanguardie dei Gruppi di Combattimento italiani “Friuli” e “Legnano”, e partigiani della “Brigata Maiella”.

Ci furono 32  raid aerei fatti da grosse formazioni tra il 15 luglio 1943 e il 18 aprile 1945, ma il numero sale a 93 conteggiando le incursioni medie.

I bombardamenti diurni, ufficialmente, erano opera degli americani i quali usavano prevalentemente i quadrimotori B 17, le cosiddette “fortezze volanti”.

La RAF inglese, invece specializzata nei bombardamenti notturni, aveva molti aerei a larga autonomia e grande capacità di carico, tra i quali i Lancaster, i Wellington e gli Halifax.

Molti bombardamenti sbagliati causarono molte vittime tra i civili e la resistenza.

Cordialità Euferr
foto guerra s.vitale

Foto personali e altre prese dall’archivio Nazionale Storico

Via San Vitale all’epoca.

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