REGISTRO DI GUARDIA PSICHIATRICA

Ero laureato da un anno, mi trovai come sostituto di una Guardia psichiatrica del mio Ospedale.
Era una domenica di Ottobre uggiosa e triste, ma nulla era confronto a quanto stavo per vivere in quelle stanze.

Muri umidi e macchiati, polvere ed escrementi umani sparsi, fumo, tanto fumo.
Le urla di pazienti e infermieri,riempivano i corridoi, ma una cosa mi fece fermare il cuore.
Era il pianto di un ragazzino, forse di dieci anni. Piangeva sdraiato in un letto di ferro numerato 4/B, gli occhi erano affogati tra le lacrime e il fumo dei suoi compagni di stanza , tutti vecchi in fase  delirante. La camera era buia, entrando  fui assalito da un odore indescrivibile, un misto di fumo,carta bruciata e sudore.

Ciao, perchè piangi? Posso Aiutarti ?Aumentò il pianto, si contorceva tra le lenzuola, gridando No,no,no.
La mia angoscia fu distratta da una mano sulla spalla,- “lo lasci stare dottore, è appena arrivato e in piena crisi, venga le faccio vedere”. Bloccò il ragazzo e mi indicò le lesioni dell’ elettrodo, -“vede questa volta hanno aumentato il dosaggio”. Il Ragazzo veniva dalla stanza dell’elettroshock, -“eppure la volta scorsa si era calmato, per questo l’ho chiamata..; Venga le faccio leggere la cartella”.

Mi sedetti in una guardiola buia e fredda,i muri trasudavano umidità, l’odore di muffa e feci era soffocante,al centro del tavolo un portacenere traboccava di mozziconi e cenere, ma la mia angoscia era per lui.

Il padre era morto di infarto, mentre la madre soffriva di disturbi compulsivi e ossessivi, la sorella era morta in un incidente stradale.
Era solo nel suo dolore, nei suoi ricordi di una prima infanzia felice,  il mondo ora lo stava inghiottendo.

Inorridito pensai:”E noi per aiutarlo gli diamo delle scariche elettriche ?”

Io non sono uno Psichiatra! Mi rifiutai di capire e comprendere la terapia adottata. Mi alzai e ritornai da lui.

Lo abbracciai, e lo accarezzai come si fa a un figlio. Gli parlavo di tutto cercavo di distrarlo, mentre le sue urla continuavano a rimbombarmi per la testa .Avevo la sensazione che la mano del  diavolo mi stesse strappando lo stomaco.Oppure stavo facendo a pugni con Dio.

I suoi vicini di letto iniziarono a sgridarlo e a prenderlo in giro, urlandogli contro.
Entrò una infermiera con una siringa carica di un Neurolettico. Mi opposi, no,  sono io il medico, lo lasci stare! “Ma dottore è Pazzo ??” Può darsi, chi non lo è?

Dopo quattro ore riuscii a calmarlo, mi raccontò,  piansi con lui, i suoi occhi non vedevano che bagliori, la sua mano non mi lasciava andare.

Si addormentò sfinito, gli restai accanto fino alla fine del turno.
Mi tormentava l’idea di doverlo lasciare, come potevo, aveva bisogno di protezione.

Mi allontanarono, non vidi più Roberto.
Questo è uno dei miei più grossi tormenti di vita.

Euferr

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